Attenzione! Il contenuto di questo articolo è una sintesi di parte del contenuto del libro di Carol S. Pearson “Risvegliare l’Eroe dentro di noi” la quale è stata arricchita e rielaborata sulla base delle mie riflessioni e dalla mia esperienza con l’argomento in questione.
Siamo arrivati ad uno dei miei archetipi preferiti, il Distruttore!
Il Distruttore è l’archetipo che rappresenta la morte e la metamorfosi. Se dovessimo identificarlo con un punto preciso del viaggio dell’eroe, questo è il punto più basso, in cui tutto sembra perduto e l’eroe è in grave pericolo. Ma è proprio nel momento più oscuro che l’eroe rinasce e sconfigge il male.
Il Distruttore è uno degli archetipi dello Spirito, e presiede il nostro rapporto con la Morte. Il Distruttore media fra noi e la Morte intesa non come mero processo di fine della vita biologica, ma come mistero spirituale, pulsione, energia.
Tutte le religioni cercano di razionalizzare e dare significato al nostro rapporto con la Morte. Tutte le domande dello Spirito ruotano intorno ai misteri che terrorizzano il controllo dell’Io. Per l’Io la Morte è inaccettabile, è un fatto scandaloso perchè essa sfida e vince da sola tutta l’opposizione degli archetipi dell’Io. Non importa che l’Innocente implori, che l’Orfano fugga, che l’Angelo Custode si impegni o che il Guerriero combatta: tutti e quattro saranno spazzati via. Ma prima che questo accada, la Morte si manifesta intorno a noi già da vivi, minacciandoci costantemente.
Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle; appartiene alla morte la vita passata.
Questo è quello che diceva Seneca nel De Brevitate Vitae. Pensiamo alle persone care che ci sono morte, o alla perdita dei nostri animali domestici. Pensiamo ad ogni disgrazia che ci sia mai accaduta, che ha cambiato per sempre la nostra vita: la Morte si è già manifestata nella nostra esistenza, dimostrandoci, prima ancora di venirci a prendere, il suo potere, il potere di sottrarre. Di fronte a questo potere spaventoso, l’Io fa quello che può fare: cercare una soluzione materiale.
L’attuale ricerca scientifica non vuole spiegare il mistero della morte, gli interessa solo cancellarla. I miliardari cercano metodi per raggiungere l’immortalità; tutta la nostra civiltà si affanna a cercare di controllare e contenere la Morte tramite la statistica, le scienze delle previsioni, il miglioramento delle condizioni di vita, il controllo via via sempre più nevrotico su tutti gli aspetti della vita umana. Gli antinatalisti, che vivono solo secondo l’Io, odiano la vita perchè ci sono il dolore e la morte.
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Il dono del Distruttore è l’accettazione della Morte. Il Distruttore buono ci mostra che anch’essa è un dono e un potere che è al nostro fianco nella vita. La Morte toglie di dosso il peso del passato, ci prepara alla Metamorfosi e alla transizione alle varie fasi della vita. Il Distruttore toglie ciò che non serve.
Il Distruttore è attivo in forma Ombra in tutti quelli che uccidono per odio, sadismo, vendetta; in quelli che praticano l’autolesionismo, o sono dipendenti da sostanze o cercano attivamente la morte. Tutte queste persone sono animate da un’oscurità senza fondo, un’oscurità di cui ha inspiegabilmente bisogno lo Spirito, a discapito dell’Io.
Eppure, senza scomodare storie drammatiche, possiamo notare che nella nostra vita mettiamo spesso in atto azioni controproducenti, cioè contrarie a ciò che converrebbe al nostro Io. Ci autosabotiamo costantemente, abbiamo paura del successo, abbiamo la testa piena di fobie senza alcun fondamento; oppure mangiamo fino a stare male, stiamo ore e ore di fronte al cellulare senza sapere perchè, beviamo e fumiamo per mera abitudine, odiamo qualcuno senza buon motivo, facciamo del male per un impulso, odiamo noi stessi… l’elenco è lungo. Questo è il nostro Distruttore, al lavoro nella vita quotidiana.
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Un grave lutto, un dolore immenso, un cambiamento doloroso e irreversibile, un incidente, la perdita di qualcosa che amavamo: di fronte a queste fatalità della vita, solo il Distruttore ci può aiutare a lasciare andare ciò che avevamo perso. Questo archetipo ci ricorda che nulla di ciò che possediamo è veramente nostro, nemmeno il corpo. Tutto ciò che diamo per scontato può sfuggirci di mano, dissolversi come neve, volare via come sabbia… Tutto questo è terrificante per il nostro Ego, semplicemente inaccettabile. è per sfuggire al dolore che ci provoca la Morte che abbiamo creato millemila religioni e oggi ci dedichiamo alla ricerca sull’immortalità., il nostro Ego si affanna a sfuggire da questo mondo di dolore. Per tanti che non riescono a trovare la chiave della Vita, questo mondo è fondamentalmente immorale e malvagio e diventano antinatalisti.
In verità, di fronte alla nostra impermanenza, il Distruttore ci aiuta a fare a pezzi l’Ego, a togliere quelle parti che ci rendono impossibile vivere.
Nel capitolo di Berserk dei bambini perduti, non è solo l’Orfano ad aiutare Guts, sebbene sia il suo archetipo principale. C’è anche la radicale e necessaria accettazione che l’idea Egoica del paradiso vada distrutta, affinchè si possa ad arrivare al vero paradiso, quello che è qui ed ora. Tanti paradisi, per come li pensiamo, sono infantili. I ricchi e i potenti della Terra, che fanno del male a tutti pur di avere ciò che vogliono, seguono in fondo un’idea primitiva di paradiso e di beatitudine, infantile e sopratutto malvagia.
Noi dobbiamo pregare che il Distruttore ci faccia a pezzi, perchè il male che ci fa ci apre verso nuove vette, verso le Verità. Il Distruttore ci apre la strada verso la Luce che non può essere spenta. Allora vediamo che la Morte non è solo male, che la Morte, in tutte le sue forme, è necessaria e ci appartiene. Persino la Morte è un dono di Dio.
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Orfano vs Distruttore
Ecco, fra l’Orfano e il Distruttore ci sono varie differenze. L’Orfano sta lì a leccare le ferite dell’Io. L’Orfano ci aiuta a guardarci dalle minacce fisiche e psicologiche, le evita, le detesta. La sua sfiducia è volta a proteggerci da ciò che potrebbe ferirci. Il suo dono è la solidarietà verso gli altri che soffrono, la rinuncia a falsi sogni e falsi miti. In ultima analisi, l’Orfano, anche quando è un’ombra, serve a proteggere il nostro Io dalle minacce e dal dolore.
Il Distruttore invece appartiene allo Spirito e lo serve. I nostri bisogni fisici, quelli della famosa piramide di Maslow, non hanno importanza. Per esempio il Guerriero può essere feroce e crudele in maniera simile al Distruttore, ma lo fa sempre con lo scopo di farci sopravvivere. Derubare, umiliare e sottomettere gli altri serve a garantirci tutte le risorse di cui abbiamo bisogno, a soddisfare tutti i nostri bisogni materiali. Il Distruttore invece fa del male perchè lo desidera, un desiderio che non serve a stare bene o migliorare la propria condizione. I serial killers per esempio rischiano la vita nel fare ciò che fanno, potrebbero essere condannati a morte e in ogni caso perderebbero tutto se scoperti, però continuano, non possono fermarsi.
Oppure ancora, l’Angelo Custode ci vuole sani e al sicuro, il Distruttore invece minaccia tutta la nostra vita sociale, la salute, l’integrità fisica, tutto può essere buttato alle ortiche.
Ecco dunque che con l’Orfano, la principale differenza sta proprio nel fatto che il Distruttore non ci protegge dalle ferite, ma le cerca, le apre. La malvagità del mondo, le sue crudeltà, l’inevitabilità della morte sono tutte cose non da cui bisogna scappare, ma da cui talvolta è necessario lasciarsi travolgere. Questo oceano di dolore che ci circonda e ci orfanizza, è necessario. C’è la necessità di subire esperienze orfanizzanti, la necessità di accettarle.
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Io e il Distruttore
Questo articolo è stato iniziato a Luglio 2025. Ma ora che scrivo è Dicembre. Nel mezzo sono successe molte cose che mi hanno portato a rivisitare questa sezione dell’articolo.
Inizialmente avrei scritto di come ho conosciuto la depressione nella mia vita. La depressione è bruttissima, eppure quando poi non ce l’hai più, sembra un ricordo lontano, come un brutto sogno. Posso riassumerla per tutti come un desiderio di morte, perchè la morte cessa di far paura. La si può descrivere ulteriormente facendo ricorso ai suoi sintomi (mancanza di voglia di fare qualsiasi cosa, perdita di motivazione nella vita, difficoltà a prendersi cura di sè stessi) o a metafore colorate, (un tunnel buio dentro il quale non si vede l’uscita, la notte dell’anima). Ancora peggio quando ciclicamente mi tornava a causa proprio del ciclo. Ho passato i miei anni universitari tormentata da questa oscura maledizione.
E poi… ho iniziato a lavorare. Ho guadagnato i miei primi soldi. Ho avuto la mia macchina. Ho passato i miei giorni lavorando in compagnia e poi tornando a casa dall’uomo che amo. Ho sperimentato quella magica benedizione che è la felicità quotidiana. Ho fatto nuove amicizie, mi sono innamorata senza attaccamento, sono cresciuta umanamente e spiritualmente, ho guadagnato dell’autonomia, ho imparato a distinguere me stessa dagli altri, mi sono ri-conosciuta. Tutto questo e altro ancora mi ha portato ad un attaccamento incredibile alla vita, come non provavo da anni. E parallelamente ho provato per la prima volta in vita mia una paura straordinaria di morire, una paura freschissima e viva, quasi adrenalinica.
Ma non solo paura, ma un senso indicibile di assurdità. Tutte le notti, da questa estate fino a metà autunno, ho provato un terrore esistenziale inaudito, pari alla gioia che provavo durante il giorno. Ho provato letteralmente il brivido di vivere, come se vivere veramente fosse salire su questa folle montagna russa spericolata.
E l’esistenzialismo… che botta! Mi si è riempita la testa di domande. Perché io sono questa persona? Perchè sono nata qui? Perché devo vivere esattamente questa vita in questo modo e non un’altra? E perchè io ho questa gioia e tante altre persone invece una marea di dolore? E poi che fine farò dopo che morirò? Perché devo morire? E che fine faremo quando anche l’universo morirà? Dove andrà il tutto? E poi perché devo uccidere per vivere? Che senso ha la vita quando si è un insetto? E poi il passato: tutti quei giorni che ho vissuto sembrano di un’altra persona… e mia nonna, che è morta senza che potessi veramente dirle addio, mentre era arrabbiata…
Non potrei nemmeno dirle tutte le domande che ho avuto, senza una risposta, miste a panico. Addirittura mi sono svegliata una mattina che avevo appena sognato di morire, di sentire la completa impotenza dell’essere presi dalla morte, la solitudine, la tristezza. Mi sono svegliata piangendo di paura e dolore. Ancora oggi, mi capita a volte di andare a dormire che ho paura, perchè non so se il giorno dopo qualcosa o qualcuno reclamerà la mia vita. Eppure sono felice, felice come non mai.
Tutto questo è l’esatto opposto degli anni vissuti prima, depressi, passati nel rifiuto della vita e del presente, anni che si sono ripetuti uguali a sè stessi, pieni di fastidi, di ansie, e dove però ero sempre nella comfort zone. Non è che io non abbia mai avuto paura di morire, ma che questa estate il dubbio si è fatto più cogente, più pressante, più esistenziale. E ho realizzato finalmente che vivo dentro una bolla. Sono come giunta ad una realizzazione: che la vita da ora in poi sarà veramente tutto questo che c’è adesso. Che è lunghissima e breve insieme, e che sembrerà un sogno e che sarà dimenticata e io sarò la prima a dimenticarla. Posso veramente decidere di viverla appieno pensando solo al presente, oppure di decidere di lasciare un progetto e affidarlo al futuro, potendo solo sperare nel futuro, i quel mondo indifferente che continua a esistere dopo la nostra morte.
Proprio in questa paura della morte ho trovato il desiderio della maternità, che non riesco a spiegarlo razionalmente, e forse non posso affatto spiegarlo. Voler tenere in braccio un bambino, allattarlo, vederlo crescere, coprirlo di baci e svegliarmi una mattina che si è fatto uomo o donna. Sembra bellissimo. Eppure c’è la morte, perchè devo desiderare di mettere al mondo qualcuno che soffrirà, che non posso garantirgli che tutto andrà per il verso giusto? I miei discendenti forse vivranno orrori, e io sarò sotto terra e non potrò fare nulla per loro. Il sangue del mio sangue soffrirà, così in maniera assurda come io, sangue del sangue di altri, godo, senza nessun merito. Un altro umano dovrà inserirsi nella narrazione della vita e sarò io a inserirlo. Un altro adulto, un altro individuo che come me dovrà partecipare alla narrazione del mondo. è così assurdo. Eppure… eppure non cesso di desiderarlo. Di vedere i miei occhi misti agli occhi del mio amore, di vedere la mia pelle mescolata alla sua, i nostri volti, il nostro sangue…
Potrebbe anche andare tutto storto e nascere un bambino malvagio oppure difettato. Potrebbe comunque finire tutto, morire prima del tempo, lasciarmi sola alla vecchiaia.
Eppure…
credo che valga la pena tentare.
Cosa centra il Distruttore con tutto questo? Beh, che ogni giorno vedo sempre più chiaramente chi sono, rimuovendo ciò che non sono. E che questa morte puntella la mia vita e la sorregge. E solo in realtà vivendo questa lezione che potevo andare avanti e scrivere degli altri archetipi, che parlano di amore e generazione: l’Amante e il Creatore. Perchè ora riconosco anche loro, e sopratutto col Creatore, ci stiamo finalmente incontrando di nuovo.