Capitalismo Feroce: recensione del libro di Marianna Lentini

Recensisco il libro Capitalismo Feroce di Marianna Lentini

Sono felice di aver potuto leggere il nuovo e credo primo libro di Marianna Lentini, edito dalla casa editrice people per la collana Idee, che si intitola, Capitalismo Feroce. Il profitto a ogni costo: L’impatto distruttivo dell’attuale paradigma economico e le sue conseguenze umane e ambientali. 

Come scritto nel sottotitolo, l’obiettivo del volume è mettere in evidenza come la finanza e il capitalismo influenzino negativamente le nostre vite.

Dico innanzitutto che, durante la lettura, ho ironicamente pensato che tutte le notizie brutte che si sentono al tg, dal disastro climatico, alla sanità che si restringe, alla corsa al riarmo, sono le conseguenze di questo capitalismo incontrollato. Fanno eccezione le notizie di femminicidio…forse.

Il mondo non è mai stato più collegato di come è oggi ed è per questo più controllabile. Capitalismo Feroce traccia collegamenti fra eventi di storia contemporanea e recente, come il G8 di Genova con il fallimento della Lehman Brothers, la dipendenza e l’abuso di farmaci e la persecuzione dei Palestinesi a Gaza. E ti lascia l’amaro in bocca: tutto questo sembra accadere in nome del profitto ad ogni costo. Non ci sono ormai più scuse: non è il fato, non è Dio, non è il caso: le nostre vite peggiorano ma i responsabili hanno nomi e cognomi e non fanno parte di chissà quali (dis)ordini mondiali. Sono persone ricche e senza scrupoli, molto furbe ma non molto intelligenti, e con desideri molto semplici. Ancora una volta, il male si riconferma banale. Cringe, addirittura.

Sono grata a Marianna Lentini per il suo lavoro e per la sua newsletter Luci Nella Notte, nonchè per questo libro: Capitalismo Feroce lo considero un po’ un libro introduttorio ad una chiave di lettura critica dei nostri tempi, materialista, forse un po’ comunista, ma internamente coerente. A tratti cerca di convincerti di ciò di cui ti sta parlando con una certa insistenza, però è un difetto perdonabile: posso immaginare infatti l’autrice provare la stessa indignazione che ho provato io, nonchè la sensazione di essere quasi impotenti, la sensazione di subire.

E oltre l’indignazione, ho provato il senso di assurdità per tutto questo sistema di accumulazione di denaro: denaro per fare cosa, esattamente? Per attuare il dominio su tutti gli esseri umani? Ma per cosa poi, esattamente? Per vivere come nell’antichità, con le persone che adorano gli dèi? Per andare a letto con le minorenni, che sembra essere un must di tutti questi personaggi? E poi, se il valore del denaro viene distrutto dalla rapacità stessa del sistema di accumulazione, a che pro accumularlo? A che pro distruggere la ricchezza? Qui siamo oltre il capitalismo, quello di vecchio stampo, con le industrie che creano cose che poi in fondo sono anche utili. Qui siamo oltre, in una sorta di vortice di follia che ha dell’autodistruttivo.

E poi, ancora più ironico: nulla di tutto questo ha veramente a che fare con il libero mercato, come osserva l’autrice, dal momento che l’unica parte del libero mercato che viene disattesa è proprio il momento in cui il mercato sta per punire queste aziende/banche/fondi con il fallimento: allora interviene lo stato… A questo punto posso speculare che forse il libero mercato possa funzionare, ma non lo sapremo mai.

Mi sono rattristata poi al pensiero che la politica sia asservita a questo potere. Eppure c’è un modo per sconfiggerlo, anzi, ce ne sono tanti. Basterebbe un gioco collettivo per rovesciarlo. In fondo, il capitalismo risiede tutto nella nostra testa, come lo stato, come qualsiasi altra istituzione. Non esiste nella realtà, è più reale un videogioco come Skyrim.

In conclusione, sono contenta di aver letto questo libro. Mi aspettavo un pochino di più, perchè pensavo fosse più approfondito o forse più corposo, ma non importa. Di certo è un libro facilmente regalabile ad un’adolescente o a un giovane adulto per farsi un’infarinata di realtà e cominciare a guardarsi intorno e sopratutto, per capire che diamine stavano facendo gli adulti mentre tu non eri nato o eri ancora troppo piccolo.

Buona lettura a tutti!

Il Feature phone

Com’è passare ad un feature phone.

Nokia Flip 2660

Quello che vedete è il mio nuovo Nokia Flip Phone 2660. Si tratta di un feature phone, cioè di un normale telefono cellulare con connettività limitata. Da quasi un mese questo è diventato ufficialmente il mio telefono.

Perché sono tornata indietro ad un cellulare più semplice?

Principalmente per un maggiore senso di libertà.

Da quando uso questo feature phone, faccio molto a meno dello smartphone, anche se ancora non posso eliminarlo del tutto.

La prima cosa che ho fatto è stata spostare la mia SIM sul nuovo telefono. Da quel momento in poi non dovevo più attendere le telefonate sullo smartphone, potendolo perciò spegnere e riporre in un luogo lontano dalla vista. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

La sera, è facile che io prenda lo smartphone e lo utilizzi come strumento per procrastinare l’orario del sonno. Si sa che essere assonnati è quasi come essere ubriachi: l’ho osservato su me stessa, notando come l’uso del cellulare ad orari notturni era un indicatore valido dell’assenza di autocontrollo dovuta alla stanchezza. Ora che posso spegnere lo smartphone, lo porto in un’altra stanza, così da non doverlo usare nei momenti in cui sono meno in grado di controllarmi. Faccio questo nella speranza che la qualità del mio sonno migliori nel lungo periodo, migliorando anche la mia freschezza durante il giorno.

Non ho smesso di usare YouTube, Instagram o Whatsapp. Tuttavia visitare questi siti da PC garantisce un migliore autocontrollo: c’è qualcosa infatti nella portabilità e intimità dello smartphone che rende difficile controllarne l’utilizzo, dal momento che può seguirti ovunque. Ovviamente spero di potermi staccare da questi servizi prima o poi, o di usarli in maniera sempre più consapevole, e solo se necessario.

Ora che l’intrattenimento facile è svanito, è più facile per me leggere libri, informarmi e dedicarmi ai miei hobby. Ho notato anche un aumento della quantità e qualità delle telefonate che faccio. Ora sono più in contatto con le persone a cui tengo, e, assurdo, ho ripreso a giocare online! Spero di fare sempre più telefonate e riprendere l’arte di sentire le persone a me vicine.

Purtroppo però, non ci sono solo buone notizie. Ho infatti subito un’amputazione: il mio rapporto con la musica. Il mio smartphone infatti era anche un mp3, e grazie a Spotify e YouTube Music potevo ascoltare molta musica. Dalla musica dipende il mio rapporto con la fantasia, dal momento che la musica mi aiuta tantissimo a fantasticare. Nel momento in cui si vuole tornare ai “bei vecchi tempi”, c’è tutto il problema di comprare musica o scaricarla illegalmente, trasferire le proprie canzoni, tenere aggiornate tutte le proprie librerie ecc…

Il mio rapporto con la musica va rivisto, ma è quanto mai importante che io ne riprenda il controllo in qualche modo. Forse comprerò un mp3.

In ogni caso, a meno di un mese di distanza, mi sento già di poter consigliare il mio feature phone anche ad altri. Un’unica pecca: non ha un hotspot che potrebbe farlo lavorare in sinergia con il PC. Ma è una pecca aggirabile, e che proverò presto ad aggirare.

Per ora, il percorso verso la libertà continua.

 

Le avionette

avionetta in partenza
avionetta in partenza

Sabato ,  io e babbo siamo andati a vedere le avionette , che facevano tante acrobazie , atterravano e ripartivano ecc…. questo posto sta a san cassiano dove si andava a mangiare la pizza e bere la gassosa. Io mi sono divertita pero` non ho potuto volare perche` mamma me lo ha impedito.